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La musica non ha barriere: Sleep Concert  (mes #103475)
di Fabrizio Cremonesi il 09/03/2013 13:08:34

messaggio letto 1900 volte
(1 risposta)

in risposta a Fabrizio Cremonesi (mes. #103448)
Robert Rich
Prima di cliccare, prendete le cuffie, rilassatevi, state comodi, chiudete gli occhi.

http://youtu.be/f_zqTfB3q_M


Robert Rich è uno dei uno dei grandi teorici del rinnovamento musicale di fine Novecento, al crocevia tra avanguardia e musica popolare.
Nato a Menlo Park, California, nel 1963, ha cominciato a registrare la sua musica giovanissimo, pubblicando la sua prima cassetta, Sunyata, nel 1981. A quel tempo studiava matematica e psicologia all'Università di Stanford, dove si è laureato quattro anni più tardi. Rich è diventato subito famoso per i suoi sleep concert , insonorizzazioni acustiche che duravano tutta la notte (agli spettatori era consigliato di portarsi un sacco a pelo). Di questi live esistono diverse registrazioni, originariamente uscite su cassetta e ora disponibili in cd. Inner Landscape riporta fedelmente quanto ascoltato nella palestra dell'Università di Berkeley il 9 marzo del 1985.

Le prime opere di Rich, Sunyata, Trance e Drones, contengono esperimenti nel campo della psicoacustica: lunghi flussi di suoni che secondo le intenzioni dell'autore dovrebbero essere ascoltati durante lo stato di dormiveglia. Si tratta di composizioni liquide in cui la struttura è un tutt'uno con il contenuto. Le influenze che Rich distilla nella sua musica, dall'India al concetto di deep listening music di Pauline Oliveros, sono diverse, ma tutte riconducibili al clima culturale della più progressista università d'America. Quello che manca nella musica di Rich sono gli accenti mistici che tanto inflazionano la nascente musica new age di quegli anni. Al contrario, l'arte di Rich è stata vista proprio come una visione laica dello spiritualismo animista rinato dopo il '68.

Con Geometry e Numena, entrambi registrati tra il 1983 e il 1987, Robert Rich abbandona temporaneamente le trame ambient per concentrarsi su una musica più strutturata. I modelli sono questa volta Klaus Schulze e i minimalisti (soprattutto Terry Riley). Da matematico, Rich vede la bellezza nelle forme e quello che cerca di fare in questa fase della sua carriera è eliminare i contenuti, o quantomeno minimizzarne la portata. Rainforest, il primo disco di Rich a uscire per l'americana Heart Of Space, è emblematico in questo senso: è il suo disco più "leggero" e anche quello di maggior successo commerciale. I timbri degli strumenti usati da Rich sono limpidi e cristallini su tutte e nove le composizioni dell'album, e le atmosfere si muovono su rassicuranti scenari new age.

A fine anni 80, Robert Rich conosce Steve Roach e i due musicisti danno il via a un sodalizio che durerà solo pochi anni ma che produrrà risultati incredibili. Soprattutto i due dischi usciti a nome Rich & Roach per la Heart Of Space nel 1990 e nel 1992. Strata e Soma sono due capolavori di "deep ambient", in cui l'amore per i deserti di Steve Roach si sposa alla perfezione con le strutture ritmiche allucinate di Rich. Il primo album è preferibile al secondo per l'equilibrio in esso contenuto: luci e ombre si equivalgono alternandosi armoniosamente nelle undici composizioni del disco. Soma, al contrario, accentua le tinte scure, prediligendo le divagazioni psichedeliche a quelle prettamente estatiche.

Con l'album Gaudì (1991), Rich rende finalmente esplicita la sua attrazione per l'arte del grande architetto Antonio Gaudì che riuscì a unire nelle sue costruzioni l'aspetto organico con quello matematico, così come cerca di fare da anni il musicista californiano con la sua musica. Il disco è in termini musicali un passo indietro, più simile a Geometry che a Strata. I timbri degli strumenti sono "puliti" e le strutture fortemente condizionate dalla matematica. Le poche composizioni che cercano di eludere tali regole ("Silhouette", "Spiral Steps") si perdono in manierismi new age. Ancora più forte la sensazione di déjà vu con Propagation, che sembra il tentativo di Rich di vendere qualche copia in più dei suoi dischi - come altro spiegarsi questa world music annacquata con arrangiamenti da piano bar? Finora, d’altro canto, le uniche soddisfazioni economiche Rich le aveva avute con la new age rassicurante di Rainforest e proprio a quel disco le sette composizioni di Propagation sembrano ispirarsi. Non bastano i cameo dei pur bravi Lisa Moskow e Forrest Fang a risollevare le sorti di un disco mediocre.

Come per incanto, Rich decide di seguire la strada intrapresa con le collaborazioni con Steve Roach e pubblica un mini-cd sull'italiana Amplexus contenente 20 minuti di musica stellare, Night Sky Replies. Nel frattempo viene pubblicato dalla solita Heart Of Space anche un disco di musica indiana inciso insieme a Lisa Moskow, Yearning. Un esperimento riuscito ma non certo lo stato dell'arte per il genere di musica trattato (l'alaap indiano). Quello che interessa a Rich è indagare la stasi prima della tempesta, continuamente alla ricerca della trance perfetta.

Il 1995 non si chiude prima che Rich pubblichi il suo disco più cupo, la collaborazione con il cerimoniere delle oscurità Lustmord. Stalker è un omaggio al grande Edward Artemiev, compositore russo autore della colonna sonora originale del film di Tarkovsky da cui la collaborazione tra Robert Rich e Brian Williams prende il nome. Qui Rich è quasi irriconoscibile: abbandona del tutto l'organicità della sua musica cercando forme d'arte più simili al silenzio. L'ambient di "Stalker" è scura come la notte artica, immobile e profondissima. "Undulating Terrain" è l'unico brano a non superrare i sei minuti di durata: Rich azzarda linee di flauto sopra l'austera trama elettronica di Lustmord prima che il buio avvolga di nuovo ogni cosa ("Point Of No Return").

A Troubled Resting Place (Hearts of Space/Fathom, 1996) raccoglie molti dei brani sparsi su diverse compilation pubblicate nei precedenti cinque anni. Nella scaletta è incluso interamente anche l'Ep "Night Sky Replies". E` di questo periodo anche la collaborazione con Paul Schutze "Narratives" (Manifold, 1996), che accentua l'isolazionismo messo in scena con Stalker .

Grazie all'aiuto incomparabile di Alio Die, Robert Rich registra un altro capolavoro, Fissures (Fathom, 1997; Projekt, 2006). Le sette composizioni del disco rimandano ai fasti di Trances e Drones, ma con un approccio più maturo. La musica scorre amorfa per tutta l'ora abbondante di "Fissures" mentre i flauti danzano liquidi sopra le strutture elettroniche che sanno di sacro. E' il naturismo di Alio Die che si insinua nell'algida psicoacustica di Rich. "Turning To Stone" apre questo incredibile lavoro e immediatamente i sensi perdono le abituali coordinate di riferimento: il tempo si dilata e le percezioni sembrano ovattate. E' l'effetto del bagno di elettronica organica in cui i due musicisti immergono l'ascoltatore. Dove le percussioni richiamano alla mente le collaborazioni con Roach ("A Canopy Of Shivers") l'atmosfera assume connotati rituali.

Nel 1998 Robert Rich pubblica due dischi che rappresentano le due facce della sua musica. Below Zero (Side Effects, 1998; Soundscape Productions, 2005) è un album oscuro, costruito sui suoni metallici dei generatori d'onda che il musicista californiano ha imparato ad amare dopo la collaborazione con Lustmord. Le composizioni sono spesso caotiche, senza un arrangiamento ben definito. Al contrario, la musica contenuta in Seven Valis (Hearts Of Space, 1998) è a suo modo "solare", ben organizzata e arrangiata con flauti, chitarre (c'è anche David Torn), violoncello e dulcimer, secondo le regole dell'armonia tradizionale. Il disco è un passo avanti rispetto la maestosa tranquillità di Rainforest e rappresenta un punto d'arrivo per la ricerca musicale di Rich.

A questo punto della sua carriera il musicista di Menlo Park decide di non continuare a indagare i pur tanti sentieri intrapresi in quindici anni di ricerca musicale, ma di fermarsi a pensare nuove rotte da scoprire. In due anni Rich ristampa alcuni dei suoi vecchi lavori e per l’etichetta di Mike Griffin, la prestigiosa Hypnos, pubblica un triplo concerto (Humidity, Hypnos/Soundscape, 2000), che è la summa degli ultimi cinque anni di carriera. Si tratta di tre concerti distinti registrati tra l'aprile e il maggio del 1998. Un'opera imponente in cui Rich improvvisa sui temi dei dischi a cui tiene di più. Nel 2001 esce sempre su Hypnos anche un dvd audio, "Somnium", con un interno sleep concert della durata di sette ore. Sono due opere dedicate ai fan di lunga data, oggetti meravigliosi, con i quali però nessuno consiglierebbe di avvicinarsi per la prima volta alla musica del compositore californiano.

Bestiary (Release/Relapse, 2001) presenta sostanziali novità. Il suono è per la prima volta compresso con effetti digitali e le composizioni – eccezion fatta per la lunga conclusiva "Premonition Of Circular Clouds" – sono attraversate da cariche elettriche spasmodiche, sembrerebbe quasi alla ricerca di un effetto pop. "Nasting On Cliffside" e "Carepace Hides The Delivery" mostrano Rich tirare fuori magie quasi glitch dai suoi sintetizzatori modulari autocostruiti. Non è questa una strada congeniale al californiano, ma è sicuramente un modo per aprire nuovi orizzonti.

Le due collaborazioni con il grande Ian Boddy ( Outpost, 2002; Lithosphere, 2005) in qualche modo risentono di questa ansia di cambiamento. Boddy è un maestro della synth-music , con una carriera ventennale alle spalle. Rich sembra avere poco da spartire con l’inglese, ma i due dischi pubblicati dalla DiN dimostrano il contrario. Soprattutto il secondo dei due: le trame elettroniche costruite da Boddy utilizzando anche suoni di bicchieri e di pietre lievemente percosse vengono colorate dalla lap-guitar di Rich, trattata attraverso il suo "analogue MOTM modular system", uno strumento capace di donare profondità a qualsiasi frequenza medio-bassa. Le dieci composizioni di Lythosphere non superano mai gli otto minuti di durata, segno della volontà dei due musicisti di rimanere ancorati alla realtà terrena del suono, senza perdersi, questa volta, in fughe "space".

Temple Of the Invisibile (Soundscape, 2003) e Open Window (Soundscape , 2004) sono l’altra faccia di Bestiary, dove Rich abbandona del tutto l’elettronica per concentrarsi sui timbri degli strumenti acustici. Ma mentre sul primo dei due dischi Robert cerca di ricreare le atmosfere esotiche di alcuni suoi lavori senza utilizzare sintetizzatori, sul secondo si presenta nella veste inedita di pianista (post)minimalista. Il pensiero corre inevitabilmente a Terry Riley e ai suoi dischi di solo piano. Le otto composizioni di Open Window non raggiungono i livelli dei maestri a cui Rich si ispira e mostrano, tuttavia, le innegabili doti melodiche di un musicista alla ricerca dell’armonia perfetta.

Calling Down The Sky (Soundscape, 2003) si apre con la lunga "Erasing Traces" che immerge subito l’ascoltatore in un oceano di sonorità ambient: le percussioni sono appena accennate e la chitarra di Rich arpeggia sinuosamente tra i tappeti di sintetizzatori che si amalgamano come onde sulla superficie del mare. Con "Overhead" si comicia a scendere in profondità abissali raggiunte con la successiva "Vertigo", più di 20 minuti di drone acquatici dentro cui un didgeridoo serpeggia lentamente per tutta la durata del brano. Rich ripercorre in solitario quanto appreso dagli incontri con Boddy. Anche con Echo of Small Things (Soundscape, 2005), il compositore di Menlo Park riprende a far dialogare suoni organici e strutture matematiche in un’ora di estatica ambient-music.

Electric Ladder è un gradino sotto i lavori precedenti, pur presentando nei suoi 55 minuti di durata molti degli aspetti della musica di Robert Rich. L’omonima "Electric Ladder" apre il disco con una base circolare di percussioni digitali che ricorda le atmosfere taglienti di Bestiary. Poi il suono si ferma su tappeti di synth ai quali si sommano e si sottraggono, come nelle composizioni dei minimalisti, i suoni dei fiati suonati da Rich. Lontano dalla stasi abissale di Soma e Stalker, Rich sta cercando per la sua musica una nuova identità e nuovi riconoscimenti.

fonte: Onda Rock

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