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Comitato dei residenti di via
Caviaga e via Fermi
per la vivibilità ambientale |
fermicaviaga@libero.it
San Donato, 17 ottobre 2005
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Una breve premessa |
Rendiamo pubblici fatti ed
esperienze che riguardano questa zona della città con la
convinzione che possano essere di utilità a tutti come elementi
di valutazione dei comportamenti di questa Amministrazione
Comunale nei confronti di noi Cittadini. Ci auguriamo pertanto
che le note seguenti non siano lette e condivise soltanto dai
residenti della zona Caviaga / Fermi alla quale come Comitato ci
riferiamo, ma che invece risveglino l’interesse anche di altri
cittadini, di altri Comitati. Ci auguriamo inoltre che quanto
qui esposto possa essere preso in carico da tutti quei
componenti del Consiglio Comunale la cui obiettività ed onestà
intelletuale induca ad adoperarsi per correggere gli errori e
porre fine ai comportamenti ingiusti che questa Amministrazione
continua da tempo a tenere nei confronti di parte dei cittadini
ignorando le loro legittime richieste.
Il testo che Vi sottoponiamo è necessariamente non breve, ma
abbiamo fatto del nostro meglio per mantenere il Vostro
interesse evitando di essere noiosi. Speriamo di esserci
riusciti. |
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Come e perché è nato il
Comitato dei residenti Caviaga / Fermi |
Il Comitato è nato nel
maggio del 2003 con una petizione sottoscritta da 370
residenti e indirizzata al sindaco Achille Taverniti . Nel
documento si poneva in evidenza che, a causa della presenza
del sottopasso pedonale di accesso al terminal MM3 di Milano,
questa zona residenziale aveva rapidamente raggiunto un
marcato degrado di vivibilità ambientale per sopravvenuto
eccesso di traffico veicolare; e che inoltre veniva
compromessa la sicurezza di ciclisti e di pedoni in quanto la
linearità della strada induce gli automobilisti e gli stessi
conducenti dei bus a velocità elevate, favorite dalla
pressoché totale assenza di controlli in merito della polizia
locale; la cui unica e sporadica attività pare essere quella
di elevare contravvenzioni per superamento dei limiti
temporali di sosta. Noi del Comitato non ci siamo limitati
alle proteste, ma abbiamo avanzato precise e sensate proposte
per la soluzione almeno parziale dei problemi della zona,
avendo cura che quanto andavamo proponendo non penalizzasse
l’accesso alla MM3 ai cittadini non residenti in zona.
Le nostre proposte e le nostre iniziative a tutto oggi sono
state completamente ignorate ed intanto questa zona è sempre
più caotica e degradata da eccesso di traffico. Purtroppo le
buone ragioni possono poco contro i muri di gomma dietro i
quali si riparano certi amministratori pubblici. |
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Le origini del degrado
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Il progetto originale
prevedeva l’accesso pedonale al terminal MM3 in prossimità
degli edifici dell’ENI, secondo la logica elementare che
suggeriva questa collocazione; ma incomprensibili beghe
politiche intercomunali hanno invece ottenuto il risultato
che Milano alfine decidesse di rompere gli indugi e
“scaricare” l’accesso pedonale ( pur denominato “San
Donato”) nel proprio territorio, ma lontano dai suddetti
edifici, in una zona priva di un accesso veicolare adeguato,
senza un minimo di entroterra ove si potesse agevolmente
accedere e poter disporre dei necessari spazi di fermata e
manovra dei mezzi privati che inevitabilmente sarebbero
affluiti in loco. Un sito posto nelle immediate adiacenze di
una zona residenziale allora di proprietà dell’ENI,
delimitata da una rete e da una roggia: le vie Caviaga e
Fermi. In definitiva, è stata una operazione del tutto priva
dei necessari quanto doverosi studi di impatto ambientale
verso gli abitanti del confinante Comune di San Donato. Il
fatto è certamente grave, ma si sono rivelati ancora
peggiori l'inerzia ed il disinteresse mostrato
dall'Amministrazione Comunale di San Donato verso i propri
cittadini, che dovevano doverosamente essere difesi dal ben
prevedibile degrado di vivibilità ambientale che un tal tipo
di accesso ad una struttura a valenza provinciale avrebbe
comportato. Invece, dapprima l’Amministrazione Comunale in
carica ha subito passivamente, mentre da circa tre anni la
presente Amministrazione con il sindaco Taverniti ha
cambiato comportamento ed operato fattivamente ma solo per
proprio lustro politico senza farsi alcun scrupolo di porre
ad esclusivo carico dei residenti della zona le pesanti
conseguenze della propria incapacità di trovare ed applicare
soluzioni a basso impatto ambientale. |
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Fatti e Misfatti |
Molte persone certamente
ricorderanno le pur prevedibili vicende successive alla
effettiva apertura del terminal MM3, avvenuta ancor prima
che fossero effettuate le opere a chiusura dell’area
MM3con l’attuale muro e cancellata. La rete di
delimitazione sullo spiazzo terminale di via Caviaga (oggi
piazza 9 novembre) veniva continuamente riparata ed
altrettanto continuamente tagliata mentre sulla roggia
(oggi coperta) venivano gettati ponti di fortuna con
tavole da cantiere. Ogni spazio in zona si riempiva di uno
straripante e persistente mare di auto pendolari in sosta
e/o in continua ricerca di parcheggio provocando il
collasso di tutta la zona, mentre scoppiavano liti anche
accese con gli abitanti per occupazione abusiva degli
spazi di parcheggio privato delle residenze. Ma cosa
faceva l’Amministrazione Comunale di San Donato, che aveva
in gestione la strada, per fronteggiare la situazione?
Nulla in assoluto. Infatti ci sono volute vibrate e
prolungate proteste e petizioni degli abitanti affinché si
prendessero elementari provvedimenti, indicati dagli
stessi residenti, quali la limitazione dei tempi di sosta
e la riserva ai residenti di una certa quantità di spazio
sulle strade (strisce gialle). Per la verità questo ultimo
provvedimento non era stato inizialmente preso in quanto
l’Amministrazione si era evidentemente “dimenticata” dei
residenti, imponendo così la “zona disco” anche a loro.
Per cui altri disagi protratti a lungo, altra petizione.
In tutto questo sbando certamente un nome va ricordato,
quello dell’assessore alla viabilità e quindi responsabile
in primis: vedi caso, l’attuale sindaco Achille Taverniti.
Intanto l’Amministrazione Comunale non aveva trovato di
meglio che seguire l’onda e, coperto un tratto di roggia,
aveva aperto una apertura provvisoria nella rete
consentendo il libero passaggio delle persone. |
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Foto STORICHE DELLA ZONA
DOPO L'APERTURA DEL TERMINAL MM3 |
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1. Slargo
terminale della via Caviaga (ora piazza IX novembre)
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2. Via Caviaga
(vista dallo slargo terminale)
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L’interregno |
Seguiva un secondo
mandato a sindaco per Gabriella Achilli, la quale
finalmente concedeva ai residenti gli spazi riservati di
sosta. Dopo le vicende ante narrate, il caos in zona
veniva tamponato in qualche modo transennando e
chiudendo al traffico veicolare lo spiazzo terminale
della via Caviaga. Questo provvedimento, unito alla
limitazione dei tempi di sosta lungo le strade ed alla
presenza degli spazi riservati ai residenti faceva da
calmiere all’afflusso di auto e la vivibilità della
zona, se non certo ottimale, era per lo meno
accettabile. |
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Il nuovo corso |
Intanto le strade
principali erano state dimissionate dall’ENI, od erano
in procinto di esserlo; anche il parco SNAM diventava
pubblico. Terminato il mandato di Gabriella Achilli,
il nuovo sindaco Achille Taverniti, di cui ricordiamo
l’inerzia e l’incompetenza ampiamente dimostrate come
assessore alla viabilità nelle vicende che abbiamo
narrato, con piglio napoleonico dava inizio alla
colonizzazione della zona. In coppia con lo assessore
alla viabilità Marco Menichetti, a mezzo di opere e
provvedimenti specifici trasformava la residenziale
via Caviaga in una estensione organizzata del terminal
MM3 di Milano attirando e concentrando in questa via
tutto il caotico traffico pendolare delle auto di
accompagnamento di carico e scarico passeggeri
provenienti da ogni luogo del sud Milano con tutto il
loro carico di inquinamento atmosferico ed acustico. A
buon peso aggiungeva anche un paio di linee d’autobus
a percorso frequente. Dopo anni, ancor oggi
continuiamo a chiederci per quali illuminate ragioni i
roboanti autobus vanno avanti e indietro tutto il
giorno per via Caviaga in luogo di accedere alla MM3
da via Marignano, pur essendo detta via “riservata
agli autobus” come dichiarato per iscritto da Sindaco.
Il modesto aumento di percorrenza totale (1 km) non
giustifica l’inquinamento acustico ed atmosferico
arrecato. Presi dalla foga del cambiamento, Sindaco ed
Assessore non pare si siano resi conto che, con
l'avanti / indietro in una strada a fondo chiuso,
l’inquinamento risultante è doppio rispetto ad un
circuito su strade aperte a mezzo del quale si
potrebbe arrivare al sottopasso pedonale di accesso
alla MM3, e cioè attraverso le vie Marignano e Fabiani;
queste tra l’altro prive di insediamenti residenziali.
Comunque, evidentemente non ancora sufficienti il caos
e l’inquinamento provocati, si è pensato di favorire
ancor meglio l’accesso e la sosta delle auto pendolari
abolendo gli spazi con le strisce gialle prima
riservati (a pagamento) ai residenti e ponendo questi
in grave difficoltà. |
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FOTO |
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3. Piazza
IX novembre (da Il Cittadino 28_02_05)
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4. Zona
di attesa "con conducente a bordo" per carico e scarico
passeggeri MM3
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5.
Piazza IX novembre e ingresso sottopasso MM3 in via
Marignano
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Il rispetto delle Leggi |
Un cittadino
che non si addentra nella selva oscura della
Pubblica Amministrazione logicamente presume
che gli atti della stessa siano compiuti nel
rispetto delle Leggi. "Se lo hanno fatto vuol
dire che possono" potrebbe essere il commento
di questo ignaro cittadino. Niente di più
errato, almeno nel caso della attuale
Amministrazione Comunale di San Donato. No,
non potevano; ma lo hanno fatto lo stesso.
Senza entrare in lunghi e noiosi dettagli,
diciamo subito che esistono Normative di Legge
precise ed inequivocabili, statali e
regionali, relative all’inquinamento da
traffico ed alla formazione del Piano Urbano
del Traffico del quale il Comune si deve
obbligatoriamente dotare. Espresso molto
sinteticamente, lo scopo – dichiarato - di
tutte le non eludibili Norme contenute nelle
succitate Leggi è quello di “imporre ai Comuni
regole e comportamenti al fine della riduzione
dell’inquinamento da traffico considerando la
salute delle persone valore primario”.
Ciò che con precisa determinazione questa
Amministrazione ha fatto in questa zona,
soprattutto nella residenziale via Caviaga, è
invece l’esatto e speculare opposto di tutte
le sopra accennate Leggi, in barba anche alla
classificazione d’uso delle strade prevista
dal Codice della Strada: una via residenziale
a fondo chiuso trasformata in una arteria a
grande traffico ad uso provinciale per
servizio di un terminal della metropolitana
situato in un altro Comune. Con questo
pensavamo erroneamente che l'Amministrazione
avesse raggiunto il massimo di operatività
negativa a danno dei residenti e dell'ambiente
di questa zona, ma ci sbagliavamo: non c’è
limite al peggio, come pare dimostrino i piani
dell’Amministrazione sul futuro di questa area
cittadina e dei quali piani tratteremo più
avanti. Comunque, Considerato soltanto ciò che
a tutto oggi l'Amministrazione ha fatto, ci
permettiamo di suggerire al Sindaco di dare
una ripassata alle Leggi accennate ed anche al
povero e dimenticato articolo 13 – tutela
ambientale - dello Statuto del Comune.
I residenti di via Fermi e di via Caviaga
fanno parte di un unico grande supercondominio
e, in corso della ultima assemblea, hanno
chiaramente dimostrato il loro appoggio al
Comitato votando a favore ed a larga
maggioranza (94 voti contro 32) una mozione
con la quale si chiedeva il supporto legale e
tecnico alle battaglie che da tempo il
Comitato sta conducendo a mani nude per la
tutela dei diritti dei residenti / condomini.
Purtroppo, a ragione di un pugno di voti
mancanti al “quorum” assembleare richiesto
(102 a favore) la decisione non ha potuto
essere ratificata. Il risultato operativo è
però solo rinviato; ma il rispetto delle leggi
non è un optional, e resta un chiaro ed
inequivocabile messaggio a questa
Amministrazione : rientrare nella legalità. |
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Cosa ha fatto il Comitato |
Dopo la
presentazione della petizione dei residenti,
dietro nostra richiesta abbiamo avuto un
primo colloquio con il Sindaco e l'assessore
Menichetti. Nell’occasione siamo stati bene
accolti; ma abbiamo generato qualche
irritazione quando abbiamo fatto chiaramente
capire che volevamo delle risposte alla
nostra petizione e non eravamo lì presenti
soltanto per una amichevole chiacchierata.
Le risposte sono arrivate per iscritto più
tardi; sempre che si possano definire tali
un insieme di frasi burocratiche ora vaghe,
ora evasive, ora illogiche, ora fuori tema.
La precisa replica con dettagliata analisi
che abbiamo fatto seguire sorprendentemente
conseguiva una risposta tutta latte e miele
dell’assessore Menichetti; il quale ci
invitava ad un nuovo colloquio da svolgersi
però dopo le imminenti ferie estive (siamo
nell'agosto del 2003). Molto più tardi, e
solo ancora dietro nostro sollecito, si dava
finalmente inizio a questo nuovo incontro;
ma subito scoprivamo che il Sindaco, dopo
mesi, la nostra replica nemmeno la aveva
letta. Fine dell’incontro, con la promessa
del Sindaco di rispondere al nostro scritto.
La risposta poi arrivava, con contenuto di
false aperture, vacua ed inutile ad ogni
effetto. Non restava così che nuovamente
replicare, questa volta però in termini
secchi e precisi e senza formalismi, ma con
il richiamo esplicito alle Leggi violate ed
ai nostri diritti di cittadini. Il silenzio
tombale del Sindaco seguito a questa nostra
ultima replica ha conseguito che ci siamo
poi rivolti al Difensore Civico Provinciale,
alla Regione ed al Prefetto ottenendo alfine
qualche risultato significativo anche se
certamente non risolutivo. Il risultato più
eclatante è certamente il fatto che gli
assessori Menichetti e Valle hanno dovuto,
loro manifesto malgrado, partecipare ad una
riunione in prefettura per noi organizzata
in corso della quale ATM e Comune di Milano
si sono dichiarati disponibili ad esaminare
con il Comune di San Donato una soluzione
che permetta l’accesso delle auto al
sottopasso e anche direttamente ai silos
scaricando questa zona residenziale;
soluzione che è poi quella da noi proposta
di collegare la via Fabiani con il raccordo
esterno che corre lungo il terminal. Se ciò
non verrà realizzato, la responsabilità
questa volta non potrà essere comodamente
attribuita al Comune di Milano, mentre il
sindaco Taverniti prima o poi dovrà ben
spiegare le ragioni del comportamento
reticente ed equivoco che da quasi tre anni
sta tenendo a danno dei residenti di questa
zona; anche se detta spiegazione potrebbe
risultare superflua alla luce degli ultimi
avvenimenti, come vedremo nel successivo
paragrafo.
Da quanto dimostrano i fatti, il
comportamento democratico nei rapporti con i
cittadini, più volte ostentato dal Sindaco
anche per iscritto sul periodico
dell’Amministrazione, nel nostro caso non ha
trovato a tutto oggi alcun riscontro,
risultando i contatti avuti e le risposte
pervenute soltanto inutili formalismi
burocratici dai contenuti illogici e/o fuori
tema, risposte che per il loro contenuto
vacuo ed inutile non esitiamo a definire
offensivi verso l’intelligenza delle
persone. |
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FOTO |
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6. Via Marignano e il raccordo stradale MM3
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7. via Fabiani e
il raccordo stradale MM3
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Cosa ci riserva
l’immediato futuro |
Attualmente tutta la fetta di città
compresa tra via Triulziana e via
Emilia è sottoposta a fortissima
pressione dal punto di vista
viabilistico. Gli uffici dell’ENI, il
parco ex Snam, la MM3, le esigenze dei
residenti, comportano giornalmente la
saturazione pressoché totale di tutte
le possibilità di parcheggio a tempo
illimitato mentre una molto limitata
capacità residua rimane alle vie
Caviaga e Fermi per la presenza in
dette vie della limitazione dei tempi
di sosta a due ore per i non
residenti.
L’area ex industriale tra via Fermi e
via Fabiani sarà presto sottoposta ad
una colata di cemento che porterà sul
posto mille (dichiarati) nuovi
abitanti. Il prof. Balducci del
Politecnico di Milano, consulente
incaricato del Comune per i progetti
su San Donato, ha formalmente e
pubblicamente dichiarato che a San
Donato il numero delle auto ivi
iscritte è superiore al numero degli
abitanti. Dal che elementarmente si
deduce che assieme agli abitanti
arriveranno qui, per essere ottimisti
e stare sotto la media, 700 – 800 auto
in più delle quali almeno la metà si
riverseranno sulle strade, con ovvia
tendenza sulla via Fermi. Sarà il
definitivo ed inevitabile tracollo di
tutta questa zona, che già oggi è
sull’orlo del collasso, oltre che
l’inizio della fine per il villaggio
Metanopoli. Le nuove costruzioni
infatti, previste in spazio aperto e
contiguo con le esistenti,
“annacqueranno” il carattere
particolare di questa zona e quindi
già di per sé costituiranno una
evidente violazione del vincolo
paesistico esistente. La disperata
fame di posti auto in zona, che sarà
creata dall’impatto dei mille nuovi
abitanti, porterà alla veloce
costruzione di costosi parcheggi
sotterranei che butteranno all’aria
piazza Santa Barbara, già da tempo
inquadrata dal Sindaco per costruire
parcheggi. La piazza alla fine del
“trattamento” non potrà che perdere la
sua originalità e quella particolare
atmosfera di solennità che ancora
trasmette a testimonianza di un
periodo fondamentale della storia di
San Donato. L’attacco edilizio
speculativo per costruire case di
prezzo elevato, che il Sindaco oggi
sostiene in tutta San Donato con tanta
solerzia e determinazione, è già
pronto per intaccare il resto del
villaggio; è solo questione di un
po'di tempo. Tanti saluti all’opera di
Enrico Mattei. A beneficio degli
storici forse è già opportuno
cominciare a fare fotografie ricordo.
In questa atmosfera di “signorilità”
abitativa, appaiono adesso spiegabili,
ma non certo giustificabili, gli
inconfessabili atteggiamenti da tanto
tempo tenuti dal sindaco Taverniti
verso gli abitanti di questa zona allo
scopo soltanto ora ben evidente di
favorire la proprietà (ASIO) che, per
mantenere elevato il valore dei propri
futuri immobili, tiene certamente a
preservare la propria area
fabbricabile dall’inquinamento da
traffico che con tanta ostinazione il
Sindaco continua a "riservare" in toto
agli abitanti degli edifici ad
edilizia popolare e datata della meno
signorile via Caviaga. |
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Prospetto |
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8. Nuovi
edifici
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Considerazioni conclusive |
Concludiamo questo scritto
semplicemente completando quanto già
accennato nella premessa.
Noi residenti siamo fiduciosi che il
Consiglio Comunale, prescindendo
dalle faziosità legate al diverso
colore politico dei suoi componenti,
dia atto che la salute e la
vivibilità ambientale dei cittadini
che qui ora vivono ed operano devono
essere tutelate in via prioritaria e
non sacrificate ad interessi
speculativi privati; i quali
interessi sono certamente legittimi,
ma soltanto se operano senza
danneggiare l'esistente a proprio
vantaggio. Chi possiede coscienza
civile non può certamente
prescindere dal rispetto verso i
propri simili; che nel caso
specifico di una Amministrazione
Comunale vuol dire sopratutto il
rigoroso rispetto dello Statuto e di
tutte le Leggi, in primo luogo
quelle che tutelano la salute e la
vivibilità ambientale dei cittadini. |
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