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Death: The High Cost Of Living

<s> Neil Gaiman, <a> Chris Bachalo & Mark Buckingham, <e> DC/Vertigo [2/93]

Diciamolo, e' una storia che alla luce dei suoi altri lavori e' abbastanza deludente di Gaiman anche se non e' un insuccesso artistico, dispiace il fatto che con un simile personaggio non sia riuscito a creare qualcosa di bello e coinvolgente come la sua prima apparizione in SANDMAN #8 o quelle successive. Dopotutto Death con quella sua aria vagamente punk e' un personaggio migliore di Dream perche' mostra una certa perversione da parte di Gaiman con una sorta di innocente abbandono. In questa storia e' solo una parvenza di quello a cui l'autore ci aveva abituato con lei. Ha dei bei momenti in cui si riconosce che lo scrittore e' sempre Gaiman ma non e' una delle storie piu' ispirate.
La storia parte dalla premessa che una volta ogni cento anni la morte (Death) trascorre una giornata in panni mortali per comprendere meglio la mortalita' e cosa significa vivere, e' il prezzo da pagare per essere quella che divide i vivi da tutto quello che era e che deve ancora venire. La sua vita si interseca con quella di Sexton ,un teenager annoiato con propositi suicidi e in pratica e' il resoconto di quelle ventiquattro ore passate in modo non proprio tranquillo a cercare il cuore di Mad Hettie (la simpatica barbona ultracentenaria che appare ogni tanto in Sandman) e a sfuggire ad uno strano tipo che la vuole catturare per avere finalmente la possibilita' di morire.
In ogni caso anche se non ci mostra il migliore Gaiman e' comunque una storia notevole nel trattare temi pesanti come la depressione, la morte e il suicidio con una mano sorprendentemente leggera ma che ci induce a un qualche riflessione.
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